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L’italiano elettrizzato dalle batterie. «Ho lanciato una startup a Boston per renderle più intelligenti»

  • Immagine del redattore: ZOOMING studio
    ZOOMING studio
  • 3 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Fabrizio Martini vive negli Stati Uniti da più di dieci anni. Prima di fondare Electra Vehicles ha lavorato per il governo americano e la NASA. «Abbiamo attraversato gli USA con un Cybertruck per testare la nostra tecnologia». La nuova puntata della rubrica "Italiani dell'altro mondo"

A Boston è conosciuto come «l’imprenditore in bici». Ne ha una con cui pedala da anni, in giacca e cravatta, non importa quale stagione sia. «Ho deciso che la cambierò quando Electra Vehicles sarà famosa in tutto il mondo». FabrizioMartini, classe 1986, vive nella città del Massachusetts dove si è specializzato e nel 2015 ha lanciato una startup per innovare nel settore delle batterie, dopo aver fatto una importante esperienza alla NASA e nel governo americano. «In Italia la teoria all’università sta al 70%, mentre negli USA al 30% – ci ha spiegato -. Qui ho passato notti su case study aziendali. L’America ti trasmette questo mindset lavorativo».


Una tradizione di famiglia. Fare impresa

Che cosa ha spinto Fabrizio Martini a raggiungere gli Stati Uniti? Nel raccontarcelo è partito dall’esperienza di casa. «La mia famiglia per 130 anni è stata attiva nel business della floricoltura. Vendevamo in tutto il nord Italia». Nato e cresciuto a Milano, si è formato al Politecnico, dove si è specializzato in dinamica dei veicoli. «Mancava l’indirizzo su energy storage. Tra l’altro sempre di più si dice che servirebbe un indirizzo simile oltre a quello di ingegneria meccanica».


L’ossessione per le batterie

Nel corso di queste esperienze ha notato margini di miglioramento, in particolare per la sicurezza e l’affidabilità delle batterie. «Il software era quello che faceva la differenza. Performance e temperature elevate si gestiscono tramite quello». Grazie al deep learning, questo il ragionamento di partenza, si sarebbero potuti prevedere guasti e incendi, allungando pure la vita di ogni pacchetto.

Sono i primi vagiti di Electra Vehicles, società in cui Fabrizio Martini ha destinato fondi di tasca propria. «65mila dollari. Poi lo Stato del Massachusetts ci ha dato 300mila dollari in due tranche, a fondo perduto. Ha aiutato parecchio. Se ci penso, in Italia le Regioni dovrebbero fare così: assegnare piccolissimi seed a imprenditori e a gente eccellente». Per costruire il software ha poi trasferito il suo primo brevetto nella startup.


Che cosa fa Electra Vehicles?

Ma che cosa fa in sostanza Electra? «Sviluppiamo software B2B che diamo in licenza per la progettazione di nuove chimiche e nuove celle. Aiuta i produttori di batterie a inventare e a trovare nuove soluzioni». C’è poi la parte di analisipredittiva. «È un software che anticipa un fallimento di una batteria, un incendio. In sostanza lavoriamo dalla creazione fino al riciclo». E infine c’è il controllo adattivo. «Si tratta di una rete neurale che apprende dall’utilizzo delle batterie nel tempo e migliora le performance». Nella visione di Martini «un’auto elettrica con la nostra tecnologia», ha un’aspettativa di vita più lunga. «È un cervello intelligente per le batterie».


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